29 ratore Onorio, erasi fuggito a Ravenna : dopo Alarico venne Radagasio coi suoi Svevi ; poi furono Vandali, Alani, Sarmati ed altre popolazioni, che correvano la misera Italia, tanto al basso ridotta che più non avea forze da opporre. Venne alfine il più tremendo fra tutti quei capi di barbare orde, quell’Attila detto il flagello di Dio, ed i mali toccavano al colmo. La furia di Attila piombò principalmente sulla Venezia; 452 cadde dopo lunga resistenza Aquileja, e fu data in preda al furore di quelle atrocissime genti dei Tartari : niuna salvezza più se non nella fuga. Allora gli abitanti di Concordia imbarcatisi, si ritirarono nel vicino estuario di Caprule o Caorle : quelli di Opitergio, seguendo 1’ esempio, -si fuggirono nelle lagune. Resisteva Aitino ricca e famosa città, difesa da una parte dalla laguna, dall’ altra allora dal Piave (1) e circondata tutt’ intorno da alte torri e mura. Narrasi che a maggior difeèa allagassero gli Altinati il paese, ma gli Unni, tagliato gran numero di piante nella Selva Fetontea. costruirono un argine e per esso accostavansi sempre più alla città : gli abitanti fecero parecchie valorose sortite, ma, vedendo che alfine avrebber dovuto soccombere, s’imbarcarono una notte colle loro famiglie e rico-vrarono anch’ essi alle isole della Laguna. Lo stesso fecero gli abitanti di Padova, Asolo, Ceneda, Belluno ed altri luoghi delle venete provincie. Così era un movimento generale ; una scena di dolore e di pianto ; mentre uomini, donne, vecchi, fanciulli lasciavano, con quanto più potevano di ricchezze, di suppellettili e di sacri arredi, la diletta patria, i luoghi di tante care memorie che vedevano dietro a sè sovvertiti, incendiati, distrutti dalla furia di quelle orde feroci. (1) Filiasi t. V, p. 155,