215 esercitarvi il commercio; soli a potere prestamente rimettersi dalle perdite lor cagionate dagli elementi o dagli uomini. Per la vittoria d’Albiola, illustre fama lasciava di sè il doge Pietro Tribuno, solo in parte oscurata dalle solite dissensioni religiose, per le quali alcuni cronisti furono indotti a giudicarlo assai severamente e a scrivere che fosse ucciso dal popolo, il che è totalmente falso. Avea egli già innalzato alla dignità di Patriarca di Grado il proprio figlio Domenico ; poi morto nel 909 il vescovo d’ Olivolo, fu nominato a successore un Domenico Villonico, a dispetto del doge, che designava alcun altro a quell’ importante diocesi : onde scambievoli gelosie e rinfocolamento d’ animi e divisioni di partiti. Ma del resto Pietro Tribuno resse con tanta saviezza per anni ventitré il dogado, che il Sagomino ne tesse giustamente l’elogio e scrisse, la sua morte essere stata pianta da tutto il popolo. Morì nel 912 e fu sepolto a s. Zaccaria. Appartiene a questi tempi un documento singolarissimo, soggetto di varie congetture e discussioni a parecchi scrittori di cose veneziane, senza che venissero intorno ad esso a soluzione soddisfacente. Di poco rilievo ne è il contenuto, trattandovisi dei confini e degli obblighi dei Chioggiotti; ma la sua importanza deriva dall’ essere rilasciato da un doge Domenico Tribuno, che in quest’ atto unicamente trovasi nominato, e di cui nessuna cronaca, nessun registro, nessun altro atto conservò memoria. Comincia colle parole : « In nome di Dio e Salvator Nostro G. C. imperante Costantino Serenissimo imperatore, anno ottavo del suo impero, indizione Vili, » ed è sottoscritto dal doge Domenico Tribuno, da Pietro Tribuno, figlio del doge, e da cinquanta quattro altri tra i più ragguardevoli cittadini di Venezia: fu poi confermato dai dogi Orso Partecipazio, Renier Zen e Pie-