Capitolo Secondo. La guerra italica. — I Veneti ottengono la cittadinanza romana. — Condizione della Venezia sotto i Romani. — I successori d’ Augusto. — Prime irruzioni germaniche. — Costantino. Un segreto tarlo già cominciava a rodere le viscere dello smisurato colosso. La sproporzione delle ricchezze, le mollezze dei grandi, la miseria del popolo, l’ineguaglianza dei diritti, le mire degli ambiziosi preparavano la ruina dello Stato. Già formavansi i partiti di quelli che volevano la riforma, il progresso, e di quelli che conservar volevano 1’ antico e non cedere ad alcuna benché giusta do'manda del popolo. I primi, a farsi forti cercarono l’appoggio delle varie popolazioni italiane, eccitandole tutte a domandare la cittadinanza romana ed i privilegi che vi andavano annessi. Tutti, dicevano, avere egualmente contribuito colle fatiche, cogli averi, col sangue alla romana grandezza ; tutti averne ugualmente a godere i benefi-zii. Quindi le lotte dei Gracchi e del Senato, la miseranda fine di quelli, la scontentezza generale, e forse fin d allora, le due parti sarebbero venute a grave conflitto se una formidabile invasione di Cimbri che, bruciando ville e borghi, dal Norico erano penetrati fino nella Venezia, non avesse per allora volte le nienti alla propria salvezza; e fu questa dovuta infatti ai valore di Mario, trionfatore prima dei Teutoni nella Provenza, poi dei Cimbri sotto Verona (102 av. G. C.). Ma, passato appena il pericolo esterno, ricominciò più minaccioso che mai l’interno. La questione della cittadinanza tornò ad essere agitata. Roma non voleva piegarsi ; Cicerone dichiarava la domanda dei Transpadani non