210 fìtto re Ludovico figlio d’Arnolfo, si gettarono nella Sve-via e nella Franconia ardendo, uccidendo e predando ovunque si abbattevano, nè si ritirarono se non carichi dei tesori predati e di quelli con cui Ludovico comperò il loro allontanamento. Ma già quiete più non potevano avere : si rivolsero contro i Bulgari, i Traci, i Macedoni, ed appresso contro gli Slavi (1), tanto che infine pervennero ai confini d’Italia. Correva dunque 1’ anno 900 ed era il mese d’ aprile, quando le campagne verdeggianti promettevano ubertosa 1’ annata, e passati i rigori del verno dappertutto le genti riprendevano con maggior ardore i lavori ed era generai movimento, quando per la solita strada de’ Barbari, cioè per la via del Friuli, « porta nocevolissima, lasciata aperta dalla natura per castigare le colpe d’Italia » (2) calarono gli Ungl’.eri e, facendo fuggire innanzi a sè l’inerme popolo a ciò non preparato, penetrarono fino a Padova e a Verona e finalmente sino a Pavia. Berengario a tale notizia, meravigliandosi di questa nuova gente, della quale appena sapeva il nome (3), fece subito dare alle armi in Toscana, nel Lazio, nell’ Umbria, nella Romagna e in tutta Lombardia, onde posto insieme considerevole esercito, si fece contro ai nemici, i quali trovando le proprie forze di gran lunga inferiori, con tanta fretta si ritirarono oltre l’Adda, che molti nel passaggio affogarono. Vedendosi tuttavia sempre perseguitati, di nuli’ altro più tanto desiderosi, quanto di tornare in patria, mandarono offrendo di lasciare la preda, se loro si permettesse di quietamente ritirarsi. Ma le genti di Berengario inorgoglite, rifiutarono la (1) Giambullari. St. (V Europa, 1. II. (2) Giambullari. St. cT Europa, 1. II. (3) Ibid.