64 dotto ; gli altri Goti, sdegnati dell’ abbiettezza di Teodato, gridarono re Vitige loro generale e quello uccisero. Il nuovo re scrisse a Giustiniano dicendo essere stato eletto dal volere unanime delle truppe stanche della codardia di Teodato ; sè essere guerriero esercitato, aver buone forze ; non pertanto offrire la pace ad onorevoli condizioni. Ritiratosi quindi coi suoi in Ravenna, attendeva risposta alla sua lettera, ma invano. Allora volse 1’ animo con tutto impegno alla guerra, e ordinato buon esercito mosse diretta-mente a Roma, venuta in potere di Belisario. Lungo e, sotto 1’ aspetto militare, ammirabile fu 1’ assedio di quella città per gli sforzi posti in opera da ambedue le parti, l’una per conservarla, l’altra per prenderla. Finalmente, giunti nuovi rinforzi a Belisario, i Goti furono costretti a ritirarsi dopo un anno e nove giorni d’ a-stinato assedio accompagnato da frequenti scontri, combattimenti, ed assalti. La guerra si fece di poi generale in tutta Italia, le campagne venivano desolate, le città battute colle macchine ossidionali, diroccate, date in preda al sacco ed alle fiamme ; e, quasi tanti mali non bastassero, si aggiungevano le pestilenze e le correrie dei Franchi e degli Alemanni. Era un terrore universale e perciò un continuo accrescimento della popolazione nella Venezia delle lagune. Belisario, presa Osimo, si volse all’ assedio di Ravenna (1) alla quale vietò ogni introduzione dei viveri anche pel mare e pel Po. Mandò altresì Vitalio ad occupare la Venezia marittima, i cui porti potevano tornare molto acconci alla flotta greca ; e, difatti, troviamo a questi tempi menzione di truppe e navi greche a Grado. Dalle isole ebbe quindi Belisario efficaci sussidii di barche (2) a chiudere il (1) Proc. 1. 2, c. XXVIII-XXIX. (2) Le isole erano allora occupate dai Greci, che tenevano il mare e tutta l’Istria e la Dalmazia. Proc. 1. 3, c. XXIII e XXIV.