91 divide dall’Afrioa e die quindi fu detto corrottamente Gibilterra (Gebel al Tarik, monte di Tarik) ; altre truppe numerose seguirlo, niuna salvezza se non nelle armi. E Ro-derico raccoglieva il suo esercito, non atto certamente a misurarsi cogli Arabi : fiacco, indisciplinato, e per soprap-più, diviso e sleale. La battaglia fu data il 19 luglio 711 a Xeres nelle vicinanze di Cadice; le truppe cristiane furono totalmente sconfitte, ed ebbe fine la monarchia gotica in Ispagna, cui succedette quella degli Arabi. Dai nuovi invasori non fu però portata la barbarie, ma venne anzi per essi progresso di civiltà, giacche a Bagdad ed altrove, sotto il loro dominio, fiorivano le lettere e le scienze, 1’ agricoltura, il commercio e l’industria, che trapiantate furono in Ispagna, onde Cordova divenne il centro a cui ricorreva chiunque in Europa voleva attingere alle fonti più pure del sapere. In tempi tanto burrascosi, anche la nascente repubblica di Venezia fu costretta ad impugnar 1’ armi a propria difesa. Imperciocché, discesi gli Slavi dal Danubio e dalla Sava fino alle sponde dell’Adriatico, l’alpestre natura del suolo nell’ attuale Dalmazia, la facilità di sicuro riparo che loro offerivano i tanti seni, i tanti golfi, gl’ invitavano alle piraterie, e su leggiere navicelle percorrendo quel mare, recavano non poca molestia ai Veneziani. Accaddero quindi fin d’ allora alcuni scontri, forieri dolle lunghe e feroci guerre avvenire. Dall’ altro canto i Longobardi non posavano : che, fattisi confinanti alle isole veneziane, or l’una or 1’ altra assalivano di quelle che più vicine erano al continente. Lupo, duca del Friuli, con improvvisa correria saccheggiò Grado ; altre continue ostilità venivano dal patriarca a-quilejense ; truppe longobardiche si spingevano fino ad Eraclea e più oltre. Fu quindi uopo fortificare le foci dei