258 T ribuno Memo, dogo XXV. 979. ueti, noi mossi dalla divina pietà e mitigati dalle intercessioni della nostra serenissima signora madre, l’augusta Adelaide, e della nostra diletta moglie e consorte all’impero. Teofania, placati infine dalle preghiere di quella povera gente, abbiamo accondisceso alla pace e ai trattati » (1). Non resse però Vitale Candiano la cosa pubblica che per soli quattordici mesi : aggravato da malattia, affranto del corpo, bramava anch’ egli la quiete e aveane uopo, onde ritiratosi al monastero di s. Ilario presso a Fusina, solo quattro giorni dopo vi morì, e colà fu sepolto. Splendeva allora, per ricchezza, per aderenze, per parentado coi Candiani, Tribuno Memo, il quale avea in moglie una figlia di Pietro IV e sorella del patriarca, onde a lui si volsero i suffragi per eleggerlo doge nel 979. Del resto, egli era uomo di poca pratica delle cose del mondo, e specialmente mancante di quella destrezza e spassionatezza necessarie al reggitore d’ uno Stato. Laonde tra per questo, e per la influenza esercitata dai Caloprini suoi parenti e perchè della sua elezione non era forse contento un forte partito, sostenitore degli Orseoli od almeno avverso ai Candiani, scoppiarono nemicizie ed eccessi da disonorare, secondo la robusta espressione usata dal Sagomino, 1’ aurea Venezia. Ai Caloprini opponevansi infatti i Morosini ; insorsero quelli un giorno coi loro parenti, amici, servi e clienti, a distribuzione dei loro avversarii ; se non che questi avvisati a tempo poterono mettersi in salvo, non senza però che uno dei loro, per nome Domenico Morosini, cadesse trafitto nella piazza di s. Pietro di Castello, per mano di Stefano Caloprino. Raccolto da alcuni pietosi, fu portato fino a s. Zaccaria, ove morì, ma il fatto empì ognuno d’ orrore, gli odii inacerbirono, la famiglia Caloprini venne nel generale abborrimento. (1) Cod. Trev. e Pertz. Mori. hist. germ. t. IV.