11C erano contusioni e lotte : le Cicladi ribellarono e proclamarono imperatore uno di nome Cosimo, che, vinto poi sotto Costantinopoli, fu da Leone fatto decapitare. Orgoglioso più che mai della vittoria, scrisse Leone a papa Gregorio II ed all’ esarca di Ravenna perchè seguissero 1’ esempio e togliessero via le immagini. L’irritamento .in Italia fu estremo ; in Roma e nelle altre città furono perfino abbattute le statue dell’ imperatore. Il papa rispose a Leone cercando di farlo ravvedere del suo errore e dimostrandogli come quand’ ei vi persistesse, correva gran rischio di perdere affatto le sue pro-vincie italiane. A nulla però valsero quelle persuasioni, nè le rimostranze, anzi fu attentato perfino alla vita del papa da Basilio duca di Roma e da altri ufficiali imperiali. Allora, per opposizione alla corte greca, Liutprando re dei Longobardi si strinse in lega con Gregorio (1), e respinse le genti mandate dall’ esarca Paolo contro Roma ; ma poi, mirando più che altro al proprio ingrandimento, spedì le sue truppe nelle terre imperiali, ove s’impadroni di Ravenna e della Pentapoli, cioè delle città di Rimini, Pesaro, Fano, Umana ed Ancona, come pur d’ altri luoghi. Codesto fatto spaventò grandemente il papa, il quale ben voleva che l’imperatore desistesse dalla sua persecuzione contro le immagini, ma temeva altresì ogn’ ingrandimento dei Longobardi in Italia ; onde avea forse appunto per ciò impedito con tutta fermezza che le città italiane, dichiarato scaduto Leone, non si eleggessero, come aveano divisato, un nuovo imperatore (2). (1) Una se quasi fratres /idei catena comtrinxerunt Romani atque Longobardi. Anastas. (2) Omnes quoque, Ravennae exercitus vel Venetiarum, talibus jus-sis uno animo restiterunt, et nisi eo prohibisset Pontifex, imperatorem super se constituere aqgressi essenf. Hist. Miscel. additamenturr.. Mur. Ber. It. I. 185 Vedi anche Anast. Bibl. tra i Bizantini ediz. Ve«. p. 37.