menandone tanta strage, che pochi poterono salvarsi con Cleonimo. « Vivono ancora molti, così narra Tito Livio, che videro i rostri delle navi e le spoglie degli Spartani appese nel vecchio tempio di Giunone. A Padova si celebra ogni anno la memoria di quella pugna navale con solenne giostra di navigli sul fiume, che scorre nel mezzo della città » (1). Codesto avvenimento ci porge altre notizie circa allo stato delle lagune e alla condizione dei Veneti, tre secoli avanti l’-era cristiana. Per esse apprendiamo, che il riparo dei lidi era fino d’ allora una zona di terreno lungo e assai stretto, come è tuttavia; che i porti erano abbastanza profondi per dare accesso alle barche più grosse, le quali però navigar non potevano nella laguna; che da obliqui canali e di varia profondità era questa attraversata (2). I Padovani ad assalire i nemici si valsero di barche acconciamente costruite col fondo piatto per passare i guadi delle paludi (3) e festeggiarono la vittoria con quelle giostre navali, che vedremo divenire frequente e favorito spettacolo dei Veneziani secondi. La storia tace poscia dei Veneti per uno spazio di forse ottant’ anni, nei quali sempre più crebbe la potenza di Roma. Ad abbattere i Galli ella trasse in una lega tutti i popoli d’Italia, da quelli non soggiogati; e ricorda Polibio, i soli Veneti, uniti ai Cenomani, aver somministrato fino a 20 mila uomini (4). Roma trionfò. I suoi guerrieri passarono l’Appellino e penetrarono nel paese dei Lingoni e dei Boi ; occuparono il Bolognese, il Modenese e le vicine provinole e videro per la prima volta il Po. Così, abbassata la (1) Livio I. X, 2. (2) Bernardo Trevisan, Della Laguna di.Venezia. (3) Fluviátiles naves ad super anda vada stagnorum apte planis alveis fabricatas. Livio. (4) Polibio 1. II.