174 La cosa era però della massima importanza ed esigeva matura deliberazione ; imperciocché se da una parte era impresa sommamente pericolosa quella di cimentarsi in una guerra con sì potenti avversarli, com’ erano i Saraceni, ai quali potevano eziandio aggiungersi gli Slavi, esigeva dall’altra l’interesse della Repubblica e quello della Cristianità che Venezia sostenesse di tutte le sue forze l’imperatore in quella lotta, da cui poteva dipendere la sorte comune. Laonde, dopo qualche esitanza, fu deciso appigliarsi al partito più generoso, ed allestite colla massima sollecitudine sessanta navi, probabilmente Dromoni, da duecento uomini per ciascheduna, con macchine e torri, furono inviate alla volta di Taranto, ove si unirono alla flotta greca. Ma fu vano sforzo : ed i Saraceni vincitori penetrarono fino nell’ Adriatico, ove incendiarono Ossaro ed Ancona, si spinsero anzi fino ad una baja non lontana dall’antica Adria e che perciò chiama-vasi porto Adriense (1), poi ritirandosi (2), pervenuti al-1’ uscita del Golfo, prendevano i navigli veneziani, che venivano dalla Sicilia o da altre parti per rimpatriare. In questa luttuosa condizione e mentre i commerci marittimi erano così angustiati, il doge Tradonico volse l’animo a procurarsi buon accordo colle vicine città d’Italia aventi porti sull’ Adriatico e colle quali i Veneziani si trovavano più di frequente in relazioni di commercio. Potè infatti ottenere da Lotario un diploma in data di Pavia (8), pel quale stabilivasi, rispetto alle città suddette, pace e buona amicizia fra esse e i luoghi dipendenti dal ducato veneziano (4) (1) Sagorn. (2) Ubi cum sortis industria, se illic nullam praedam capturosprae-vidissent, redeundi iter ad propria arripuerunt. Sag. (3) Fra i documenti in fine al volume e vedi le osservazioni che lo precedono. (4) Sono nominati dalla parte dell’imperatore gli abitanti dell’Istria,