306 Fin d’ora sarebbe forse anzi a cercarsi il principio delle lunghe guerre sostenute dipoi dai Veneziani contro i Normanni,, che si facevano ogni di più formidabili in Italia. Il papa stesso Leone IX spavento dei loro progressi, scrisse all’imperatore di Costantinopoli (I), siccome quello cui ancora spettavano quelle terre e che per la via del ma-1051, re poteva dare più pronti soccorsi, descrivendogli gli orrori commessi da quei barbari, come uccidevano crudelmente gli abitanti, non perdonando neppur alle donne ed ai fanciulli ; come spogliavano ed incendiavano le, chiese ; come niun frutto mettessero con essi le sue esortazioni e minaccie ; però essersi abboccato con Argiro catapano dei Greci, ed ora implorava il soccorso dell’ augusto impera-dore. Nè contento a ciò il papa, si trasferì per di più in persona in Germania ad impetrare l’assistenza anche di Enrico m. Da Costantinopoli fu mandato Argiro col pomposo titolo di duca d’Italia, ma poco successo ebbero le sue armi. Dalla Germania tornò, con un’ accozzaglia di genti, papa Leone IX ; visitò le isole veneziane allo scopo verosimilmente di ottenere sussidii dalla Repubblica (2), ed accolto cogli onori dovuti al suo grado, fu a lui intitolata la chiesa, che prima detta di santa Caterina, venne poi denominata S. Lio o Leone. Ritornato a Roma, vi tenne un concilio in cui furono riconfermati i diritti della Sede di Grado (1053) (3), poi mosse egli stesso alla testa del suo esercito contro i Normanni. I condottieri di questi erano Unfredo capo supremo. Riccardo conte di Aversa e Roberto soprannominato Guiscardo o lo scaltro, i quali vedendosi di fronte un esercito di tanto superiore alle loro forze e comandato (1) Wibertus in vita Leonis IX lib. 2, c. 10. (2) Dand. Chron. Murat. Ann. ad a. 1052. Nessuno storico spose finora, come qui fu fatto, tutti codesti avvenimenti a trarne luce alla storia veneziana. (3) Codice Trevis. e Jaffé, Reg. Pont, ad a. 1053.