172 Giovanni Marturio. Rientrò Giovanni nelle isole il dì di san Demetrio festevolmente accolto, ed ebbe poco poi il contento di consacrare la chiesa di s. Marco, già dal fratello incominciata, e nella quale fu trasportata la dignità del Primicerio o primo tra i cappellani del doge, da Agnello Partecipa-zio istituita nella sua cappella privata di palazzo. Il primo che troviamo ricordato in tal posto fu Domenico Tribuno primicerio e nota,io, che nell’ 819 sottoscrisse il diploma con cui il Partecipazio donava s. Ilario ai monaci di s. Ser-vilio. Fu il secondo quello Staurazio, monaco di Alessandria, che favorì il trafugamento del corpo di s. Marco (1). Ritornavano, non molto dopo, alcune barche veneziane da Benevento, ove erano state per ragion di commercio, (piando strada facendo furono assalite e prese da pirati Slavi, che s’impossessarono delle robe e quasi tutte le persone uccisero. Codesti famosi pirati, che si erano stabiliti nei tanti seni e negli scogli della Dalmazia, inquietavano grandemente i mari e sturbavano il commercio veneziano e a cessare le loro molestie Giovanni' venne con essi a trattato (2). Ma pare non se ne tenessero paghi gli amici che ancor restavano di Caroso e che agognavano al momento di vedere abbattuto 1’ odiato doge, onde mossi, come dice il Sagomino, da infernale talento, macchinarono la sua perdita. Era il giorno di s. Pietro ed il doge tornava, secondo il solito, dalla chiesa del Santo, quando i Mastalici gli furono improvvisamente addosso, gli raserò la barba e i capelli, e così tonsurato, lo mandarono in un monastero di Grado, ove poco dopo morì. (1) Cicogna, Inscriz. Ili, 85. (2) Lucius, de Regno Dalmaticie et Croatiae.