61 Delle arti veneziane parecchie son ricordate nelle lapidi padovane (1), altre si possono dalla condizione delle cose ragionevolmente desumere. Tutte, però erano, giusta il romano costume, fin da principio descritte in corporazioni (2). Così si ricordiamo i fabbri, i centonari o lavoratori di rozzi panni (schiavine, sempre poi fabbricate con distinto lavoro in Venezia), i fullo o purgatori di panni, (onde il verbo follare), i fabbricatori di scardassi (il che accenna ai lavori delle lane), i mercanti, i bottegai, gli scalpellini (la cui officina chiamavasi columnarium), i vasai, i fabbricatori d’ unguenti, i giocolieri, ecc. Nè mancarono tra i profughi neppure i pittori, locchè spiega come i lavori a mosaico e la pittura venissero così presto in fiore a Venezia ; dapprima naturalmente con forme romano-bizantine (3). Il cronista Marco ci nomina inoltre nelle isole, fino dai primi tempi, varii mestieri attinenti alle bisogne della caccia, della pastorizia, dell’ agricoltura, delle vettovaglie, della navigazione, delle saline e perfino gli esattori delle pubbliche gravezze (4). Prima cura dei Veneziani esser dovea quella di assicurarsi il suolo e fabbricarsi le abitazioni. Quindi costruir argini, piantar palafitte, opporre artifìziosi lavori di vimini, graticci e terra all’ avanzamento delle acque, continuando o perfezionando il sistema d’inalveamento e di arginatura (1) Furlanetto, delle Lapidi Padovane. (2) Ai tempi di Narsete dicevansi scfwlae e aveano ciascuna un patrono. Così leggiamo in Anastasio: Scholae militiae curn patronis. Le corporazioni d’arti a Venezia formarono più tardi altresì delle scuole sotto il patronato di qualche santo. (3) Marturius magister picturae. Pintores qui Damarzi appellati sunt, picturam. facete sciebant. Cron. Alt. p. 102 e 104. (4) Egli nomina quelli che attendevano alle razze dei cavalli, i sellai, i custodi dei cani da caccia e degli astori, i pastori, i maniscalchi, i salinieri, i carrettieri, gli agricoltori, i beccai, e con ben appropriata denominazione, gli orsi quelli che, come esattori delle pubbliche gravezze, obbligavano con schiaffi e pugni i renitenti a pagare. Asch. st.Vili. app.