77 tal modo, che Cassiodoro potè benessimo indirizzare la sua lettera ai Tribuni marittimi e riconoscerne 1’ autorità municipale, senza aversi perciò a conchiudere alla loro indi-pendenza politica ; molto più, che troviamo lo stesso fatto ripetersi circa all’ Istria, ove altresì il popolo eleggeva i propri Tribuni, sebbene del resto soggetto, prima ai Greci, poi ai Goti, ecc. (1). E come ai Tribuni dei Marittimi, così scriveva Cassiodoro alle autorità municipali di altri luoghi, per es. ai Provinciali dell’ Istria, al Consolare della Liguria, agli universi possessori di Siracusa, ecc. che nessuno vorrà per certo immaginare indipendenti. Non possiamo quindi credere, che i Veneziani non facessero parte del regno gotico, che possedeva tutta l’Italia e che avea probabilmente una fiotta ad Aquileja, ed altra per sicuro a Ravenna. La loro dipendenza però era più nominale, che di fatto (2) ; regolavasi a norma delle emergenze, era quale conveniva ad uno Stato nascente, che pei suoi rapporti colle terre vicine, pei suoi interessi commerciali non poteva nimicarsi col dominatore di quelle. Nè è difficile scoprire quale la relazione si fosse dei Veneziani col regno gotico, quando solo si ponga mente alla condotta da essi tenuta anche più tardi verso ambedue gl’imperii di Oriente e d’ Occidente : fu una relazione di Protettorato, fu (1) Vedi in Carli III. 135 un documento nel quale gl’istriani dichiarano : ab antiquo tempore dum fuimus sub patentate Graecorum, habue-runt parentes nostri consuetudini habendi actus Tribunatis domesticos seu Vicarios nec non Locasservator et per ipsos honores ambulabant ad co-munionem et sedebant in conseum unusquisque prò suo honore. Ugh. t. V in Gradens. E poi al tempo di Lodovico il Pio, altro documento con cui egli conferma agl’istriani il privilegio : secundum ordinerà et honorem dignitatis et legem antiquata et si aliquis vestrum ex hoc luce disces-serit, inter vos rectorem et gubernatorem atque patriarcham, episcopos, abates seu Tribunos et reliqiws ordirns licentiam habetis eligendi. (2) Perciò quelle espressioni nella lettera di Cassiodoro, di mezzo tra il comando e la esortazione.