335 avendo a difendersi dai soprusi dei finanzieri e degli ufficiali, dalle violenze dei signori e del popolo, onde la cura posta sempre dai Veneziani a concliiudere patti e convenzioni coi varii principi e Stati, anche col sagrifizio di grosse somme, e a stabilire sì per tempo i loro consoli e proprii magistrati nelle varie città, ove più frequente avevano il traffico. Codesto traffico consisteva nelle produzioni proprie e nelle straniere, od anche nel puro noleggio per conto altrui. Nè le prime erano sì poche, come taluno potrebbe agevolmente credere, poiché oltre al sale e al pesce salato, di cui a quei tempi facevasi grandissimo consumo, v’ erano altresì parecchi oggetti lavorati nelle Isole come utensili di legno, specialmente ad uso domestico, scodelle, catini, vasi, bicchieri ecc.; le casse (onde trovammo la corporazione dei casselleri di Santa Maria Formosa fino dai tempi del rapimento delle spose veneziane); probabilmente le schiavine o grosse coperte di lana, che dicemmo fabbricate fin da principio in Venezia ecc. Assai più considerevole era però il commercio colle produzioni esterne. Ritiravano il grano ed il vino dalla Puglia e da altri paesi meridionali e ne fornivano l’Italia superiore, particolarmente in tempi di carestia; dalla Dalmazia le legna da fuoco e da costruzione ; dalle coste asiatiche le gemme, le droghe ed i varii frutti delle Indie ; i lavori di metallo, le vesti seriche, i drappi d’ oro e molte altre manifatture da Costantinopoli e dalla Grecia ecc. e le spacciavano poi nel resto d’ Europa. Nè minore era il guadagno che veniva ai Veneziani dal noleggio delle loro barche pel trasporto di merci e passeg-gieri, onde le ricchezze da quasi tutta Europa tra essi affluivano e davano modo a sempre più perfezionare ed accrescere le navali costruzioni ed insieme ad intraprendere ed eseguire mirabili edifici ad ornamento della città.