è 262 vie di conciliazione e di pace, il popolo trasse furioso alle case dei Caloprini e le distrusse, le donne loro ed i fanciulli metteva sotto buona custodia onde non potessero fuggire. Del resto tutti erano preparati a sopportare ogni estremo piuttosto che cedere, e la cara patria, da alcuni vili indegnamente contaminata, disonorare. Ottone intanto attendeva altresì indefessamente a raccogliere un nuovo esercito contro i Saraceni, cui pensava di andar a trovare perfino in Sicilia, ma giunto a Roma, ivi infermò, e tra non molto morì, nel dicembre di quello stesso anno 983, lasciando in Germania un giovinetto figlio, che fu Ottone III. Ma alla sua morte seguirono gravi disordini in Germania ed in Italia, specialmente a Roma, ove un patrizio di nome Crescenzio, mirando all’ indipendenza, scuoteva il dominio imperiale e obbliga Giovanni XV a fuggirsene. Respiravano i Veneziani, liberati dal loro tremendo nemico, si perdettero d’ animo i traditori Caloprini, i quali si affrettarono a, recarsi a Pavia all’ imperatrice Adelaide, supplicandola volesse almeno assicurare ad essi quanto possedevano nel regno, dappoiché erano pel loro delitto verso la patria venuti in tanto abborrimento a quasi tutti i principi d’Italia, che erano da questi reputati degni di morte (1). Mancò colà di vita Stefano Caloprino, e l’imperatrice, mossa specialmente dai buoni uffizii di Ugo di Toscana fratello di Valdrada, si decise a mandare ambasciata al doge Tribuno, che volesse ai colpevoli, per quanto pur grave fosse il delitto, per amore di lei generosamente perdonare e concedere il ritorno in patria. Al che il doge, sebbene malvolentieri, accondiscese. Tornarono i Caloprini e i loro aderenti nelle Isole, ma colla rabbia nel cuore, oggetto d’ orrore ai concittadini e (1) Sagomino.