197 Tornò il doge trionfante a Rialto, e a reprimere l’im-fame commercio degli schiavi, che non ostante le antecedenti proibizioni, i Veneziani continuavano ad esercitare, tenne un solenne sinodo col clero e col popolo (1), nel quale fece rinnovare severamente il divieto, minacciando di gravi pene i contravventori. Il grosso guadagno, che derivava da quel commercio, era però tale allettativa, che andava al disopra della religione, dell’ umanità e delle minaccio del principe, onde più volte vedremo ancora in seguito gli sforzi fatti dal governo e i provvedimenti presi ad impedirlo. Premuroso del prosperamento interno delle Isole, il doge Orso Partecipazio fece fabbricare ad Eraclea, allor chiamata Cittanuova, un palazzo (2), eccitò ad asciugare le paludi ed accrescere gli edifizii in Rialto, mandò a popolare l’isola di Dorsoduro, od almeno ad accrescerne la popolazione, essendosene probabilmente ritirati gli abitanti alle correrie degli Slavi (3). I nuovi venuti fabbricarono le prime case verso i porti di s. Nicolò e di Murano ; poi Dorsoduro, cresciuta di popolazione, abbellita di chiese e palagi, costituì uno de’ sestieri della città di Venezia. Altro merito si acquistò il doge Orso verso i suoi sud-vditi per aver saputo senza guerra ridurre a quiete il patriarca d’Aquileja Walperto, il quale avea ricominciato le solite molestie contro quello di Grado, di nome Vettore, movendo altresì contro i Veneziani le genti dell' Istria, del Friuli e della Carintia. Il commercio cogli abitanti delle lagune era ormai divenuto tanto indispensabile ai popoli vicini, che bastò al doge di chiudere o bloccare il porto di (1) Dand. (2) Sagomino. (3) Cron. detta Barbara.