99 devasi, come ai tempi tribunizii, alla breve, con dichiarazioni di testimoni, giuramento di uomini probi, esame e confronto delle scritture, giudicando a norma delle consuetudini, dell’ equità naturale e con qualche applicazione di leggi romane (1), alle quali forme vennero poi di mano in mano aggiungendosi anche alcune parti tolte dai codici longobardici (2), come le compensazioni in danaro (Wehr-geld); non furono però mai accettati a prove giudiziarie i duelli e i giudizii di Dio (3). Le vesti e gli ornamenti dei dogi erano alla foggia degli esarchi e dei consoli, nonché degli stessi imperatori greci e in qualche parte altresì dei duchi longobardi. Portavano, nei primi tempi, un manto di seta con aurei fregi, affibbiato con borchia d’ oro, e sotto a quello una sotta-nella a maniche strette e alto collare (4), bavero di pelle (5) e rossi calzari. Era in origine il famoso Corno ducale possesso tra Marino abate del monastero di s. Felice ecc. e il vescovo di Torcello nel sec. X ; Rivoalti curii» palata — residente me Joanms divina gratia Venetiae duce in publico palatio una cu vi nostri» primatibm et ibiqrn circuiti astantibus fidelibus et una parte populi terrete nostrae. Cod. DLI alla Marciana. (1) Le leggi romane, sebbene portate forse da qualche legista, alla fuga nelle isole, dovettero divenire naturalmente fin da principio, per la nuovacondizione di cose, nella massima parte inapplicabili. Quindi sur-rogaronsi l’equità naturale e le consuetudini, poi le proprie leggi negli Statuti. (2) De romana autem sive de salica traxerunt legem, in omnique altercacicme juxtapositiove per coiisnetudinem investigaverunt ab ovini illnnim antiquitate, de omnibus placitis, qui per cartellis cyrogra forum, sire per memoriam retine,ntes quae memorialis appellantur, sive per ma-nifestationes sive per testimonìi testamentum, sive per breve recordatio-nis, per vadimonium dantern et fidejuMores recipientem breviarii appellantur. Ceteri autem cavtulis seti et placitis. Cr. Alt. p. 107 juxta Cod. Dresd. (3) Le pene atroci, come del taglio della mano, del cavare gli occhi, ecc., si trovavano-praticate e fra i Longobardi e a Costantinopoli, e pas^ sarono tra i Veneziani. (4) San sovino, Venezia descritta, p. 471. (5)11 doge, nell’archivolto asinistra della porta maggiore del la chiesa