37 genti dal furore del re longobardico Rotari, ed ebbe primo vescovo s. Magno. Chiamata prima Melidissa, fu detta poi Eraclea, infine Cìttanuova quando il doge Agnello Parteci-pazio, a sollevarla dalle ruine in cui era caduta per le continue guerre colla vicina Jesolo, la fece in gran parte ricostruire. Qualche traccia scopresi della sua antica esistenza a cinque miglia circa a mezzogiorno di Ceggia, villaggio nel territorio di Oderzo, vicino a cui passava la via Emilia-Altinate (1). Avea pineti, in cui i dogi andavano a caccia, e altri boschi, che nei varii trattati coi re d’Italia, non om-mettevano i Veneziani di far sempre dichiarare come spettanti al loro ducato (2). Il suolo erane asciutto e sano, e vi abitavano le più distinte famiglie (3) : avea chiese ricche di marmi e mosaici, fu colà stabilita la prima residenza de’ dogi, vi si tennero le nazionali assemblee. Le sue discordie e le guerre colla vicina Jesolo l’indebolirono ; poi, trasferita la sede del governo a Malamocco come isola più sicura, Eraclea, presa e devastata da Pipino, re d’Italia, decadde e impaludò. Conservò per altro lungo tempo ancora un podestà, succeduto al ducale gastaldo, ed un vescovo, che ancora nel secolo XIV uffiziava nella sua cattedrale di s. Pietro nei di solenni e vi facea seppellire ; ma tutto questo cessò nel 1440 quando quelle rendite episcopali furono annesse al patriarcato di Venezia (4). E più ancora verso mezzogiorno, edificarono gli Opi-tergini, gli Asolani, i Feltrini, seco recando fino le pietre (1) Filiasi VI, p. 73. (2) Et alia parte in Liventiacompreheuso Pinulo majori usqueinma-re, est depertinentia de eorum Ducatus Venetiae... Concordai, sive Pact. ad an. 996, in Cod. Trev.— In regno nostro nemo audeat in finibus Civi-tatis novae, etc. veletiam invineis,pascuis, sylvis... aliquamvenationem velpahulationem facere, etc. Patto con Lotario 843, Cod. Trev. (3) Hac urbe in qna nobilium venetorum maxima pars degebat. Dana. dir. e Biondo de origine et gest. Venet. 1. 3. (4) Flam. Com. Ecc. Ven,