280 lo trionfante in Rialto. Rispettate furono le leggi, rispettati i costumi, gli usi della nuova provincia (1) ; solo lieve tributo fu imposto alle città ed anche questo regolato a norma della natura e dei particolari prodotti di ciascheduna. Così Arbe avea a pagare dieci libbre di seta, Ossaro quaranta pelli di martore, Veglia quindici di martore e trenta di volpe, Spalato ebbe 1’’obbligo di armare due galere ed una barca, quando i Veneziani mandavano in mare una squadra. Pola somministrava due mila libbre d’ olio alla chiesa di s. Marco e qualche barca. Simile censo di certa quantità di vino, o di olio, o di barche aveano parimenti promesso le altre città dell’ I-stria, come Muggia, Umago, Cittanuova e Trieste. Così divennero le città della Dalmazia tributarie della Repubblica, la quale vi mandò tosto suoi rappresentanti, a tutela dei propri interessi e dei propri sudditi, sotto tale aspetto avendosi a considerare a principio quei magistrati di cui le cronache ci conservarono i nomi, cioè Ottone Orseolo figlio del doge a Spalato, Domenico Polani a Traù, Gio. Corna-ro a Sebenico, Vital Michiele a Belgrado, Mattia Giusti-nian a Zara, Marin Memo in Curzola (2). • Grande fu il vantaggio che dalle nuove relazioni colla Dalmazia derivò alla Repubblica e specialmente al suo commercio marittimo e terrestre. Imperciocché venne ad aprirsi un’immediata comunicazione coi popoli della Sava (1) Conservò infètti ogni città od isola i suoi particolari Statuti che solo più tardi si risentirono dell’ influenza veneziana. Vedi Wenzel, Beitrüge zur Quellenkunde der Daini. Rechtsgeschichte im Mittelalter nel-VArchiv, für Kunde osterr. Geschichtsquellen, t. II, fase. I, II, 1849. (2) Dice il Lucio, che nei documenti dalmati non si trovano ricordati codesti magistrati veneziani, i nomi dei quali furono solo posteriormente aggiunti al Dandolo. Difatti alla testa del governo continuarono i Priori e i giudici nazionali. Vedi il docum. Certo che poi a poco il potere veneziano s’ accrebbe e la Dalmazia divenne suddita. Le frequenti rivolte che avremo occasione di narrare, mostrano quanto a principio tentassero quelle città, e Zara specialmente, di sottrarsi alla con dizione di sudditanza, cercando per lo più appoggio nei re d’Ungheria.