192 nel territorio di Brescia. Non lasciando prole maschile, nuove sciagure per le pretensioni di Lodovico il Germanico e Carlo il Calvo di Francia preparavansi all’ Italia. Imperciocché mentre Carlo il Calvo si affrettava a scendere in Italia per farvisi coronare imperatore, Lodovico il Germanico vi mandava anch’egli i suoi figli Carloma-no e Carlo il Grosso ; ma gli eccessi delle loro soldatesche avendo causato una sollevazione di popolo nei dintorni di Bergamo, i due fratelli furono costretti a tornarsene addietro. Carlo il Calvo invéce giunto a Roma, v’ ebbe dal papa la corona imperiale, ed appena ottenutala, precipitosamente tornò in Francia. Grandi idee volgeva in mente ; liberatosi, per la morte di suo fratello Lodovico, d’ un potente rivale, sperava riunire sul suo capo le tre corone di Francia, Italia e Germania. L’ effetto però non corrispose all’ aspettazione, e sconfitto dai nipoti ad Andernach (876) questi divisero tra loro 1’ eredità paterna ; i popoli qual gregge di pecore partiti e ripartiti, senz’ armi, senza protezione, in balia de’ loro signori, non aveano per sé che sopportazione, ed odio a’ loro tiranni. Di tal condizione di cose ben profittavano i Saraceni per continuare più feroci che mai le loro rapine ed invasioni ; profittavano i baroni per iscuotere 1’ autorità del principe e sempre più apertamente correre all’ indipendenza. Laonde facevano a gara nel fabbricarsi in luogo inaccessibile un castello, il quale spesso serviva non solo a difesa, ma ad offesa, calando da esso il barone contro un osteggiato vicino o a spogliare il mercante che passava, resistendo in esso ai comandi del sovrano e rendendosi terribile a tutto il paese all’ intorno. Le stesse chiese ed i monasteri si fortificavano : da per tutto scorgevansi vedette come tanti nidi d’aquila in vetta alle rupi, da per tutto torri altissime, grosse muraglie, imagini di guerra, della prepotenza de’ grandi, dell’op-