261 per 1’ utilità dell’ eccelso suo protettore (1). Parole infami e che non possono se non destare un giusto abborrimento, ma altrettanto gradite ad Ottone, il quale da buona pezza desiderava il dominio delle Isole, che ben si avvedeva di quanto vantaggio esse sarebbero state all’ effettuazione de’ suoi vasti disegni, onde le paci, in addietro accordate, non erano state se non conseguenza di quegl’imbrogli, in cui al momento si trovava. Porse quindi favorevolissimo orecchio alle proposizioni del Caloprino ed emanò tosto un decreto, pel quale proibiva a tutte le terre soggette al suo impero qualunque comunicazione con Venezia, e 'venivano date disposizioni per impedire ogni sito commercio colla Terrstferma e per quanto fosse possibile ogni trasporto di viveri alle Isole. Confìdavasi a quest’ oggetto a Stefano Caloprini la custodia della parte di Padova, ad Orso Badoario quella dell’Adige, a Domenico Silvio e Pietro Tribuno quella delle adiacenze di Mestre ; Marino Caloprino, figlio del traditore, risiedeva a Mestre ; il fratello Stefano avea a sopravvedere la via di Ravenna ed il litorale : Giovanni Bennato era incaricato di vegliar ovunque ed ispezionare tutti i punti. A tutto questo si aggiunsero i tentativi di far sollevare i popoli e di eccitare da tutte le parti nemici ai Veneziani. Ribellarono infatti gli abitanti di Capodargine e si diedero ad Ottone ; il vescovo Giovanni di Belluno invase il territorio di Eraclea e fors’ anche di Caorle e di Grado ; l'imperatore adoperavasi a mettere all’ ordine una flotta per assalire le Isole od almeno bloccarle dalla parte del mare. Più grave assai era il pericolo che non ai tempi di Pipino e degli Un-gheri, poiché Veneziani stessi erano coloro che le operazioni del nemico dirigevano. Laonde, tentate invano tutte le (1) Caesaris persuasit, quod si vetlet consiliis rnonitisque suis acquiescere, Venetiam dìu desideratemi facili certamine posset acqui• rere. Sagomino.