196 miglie, avea forse numerose aderenze, le quali con tutto impegno lo sostenevano. Ad ogni modo questo fatto ci mostra quanto ampio fosse allora il potere del doge anche nelle cose ecclesiastiche, e quanto fermo il principio di non ammettere l’intervento di alcuno straniero nelle private contese della Eepubblica. Non meno terribili de’ Saraceni, gli Slavi, rimfovando le loro correrie, devastavano specialmente l’Istria, e portavano la desolazione in Cittanuova, Qmago, Rovigno, Mug-gia ed altri luoghi. Grandissimo fu il numero degli uccisi e degli schiavi, e già quelle barbare orde minacciavano di avanzarsi fin verso Grado, quando il doge prestamente armate trenta navi, a cui si unirono anche quelle di Zara e dei Dalmati, già sottrattisi al dominio dell’ imperatore Michele (820-29) che non sapeva difenderli (1), uscì con esse contro al nemico e ne riportò piena vittoria, lo disperse e disfece, gli ritolse il fatto bottino e i prigioni. Poi con devoto animo restituiti alle chiese quanto era loro stato rubato, e col rimettere in libertà i prigionieri slavi, aprir volle probabilmente la via ad un nuovo trattato colla loro nazione che assicurasse d’ ora innanzi i veneziani navigli da qualunque molestia. Ma pei frequenti cambiamenti de’ principi tra gli Slavi (2), e per le varie tribù o zupanie, di cui si componevano, avveniva che la pace non fosse durevole, e quindi quell’ alternare continuo di guerre e di tregue, quella mancanza di quiete, finché non furono domi del tutto. (1) Kreglianovich. St. della Dalm. Lucius de Regno Dalmatiae et Croatiae, Zonara, Cedreno, ecc. (2) Tamen Sciavi reputantes se offensos foedus irritum habuerunt, quod mortus Domogoi renovatum est, non ìticlusis Narentanis venetor. maximis aemulis, contra quns dux exercitum misit. Per hos dies Sede-sclavus ex progenie Tribuniri, fultus imperiali praesidio, Dalmatiae ducatum arripuit, filiosque Domogoi exilio misit, quem non multo in-terjecto tempore Branimirns occidit et ducatum ejus arripuit. Lucius,