‘294 lo le principali dignità dello Stato, il che era troppo in una Repubblica. Al di fuori seppe Ottone mantenere la pace e far rispettare i privilegi de’ suoi sudditi, eh’ egli era pronto egualmente a vendicare, ove fossero stati molestati. Cosi il vescovo d’Adria, che avea invaso i territorii di Loreo e Fossone, fu costretto colle armi a ritirarsi, e poi recatosi egli stesso a 1017. Rialto ad implorare la pace, dovette firmare un trattato per cui s’impegnava a non far più scorrerie nel territorio di Loreo, a non portare nessuna molestia a’ suoi abitanti, a non pretendere alcun compenso pei danni sofferti nella guerra, nè querelarsene presso qualsiasi principe, a pagare infine cinquanta libbre d’ oro quando mancasse a queste promesse e agli obblighi assunti (1). 1018. Altra guerra ebbe ad intraprendere poco dopo Ottone contro i Croati, i quali inquietando di nuovo i Dalmati, costrinsero questi a ricorrere ancora ai Veneziani. La vittoria coronò anche questa volta le venete armi, ed Ottone nel ritorno volle, come già il padre, visitare le città e le isole di quel paese e rinnovare i precedenti patti, come avvenne particolarmente con Arbe, Ossero, Veglia e Zara (2). Le cose d’Italia tenevano a quel tempo in sospeso 1’ a-nimo del doge. Benché fino dal 1002 Enrico II fosse succeduto ad Ottone III sul trono di Germania, tuttavia ebbe a sostenersi colle armi contro varii oppositori, ed anche di quà dalle Alpi una parte degl’ Italiani avea acclamato un re nazionale nella persona d’Arduino marchese d’Ivrea e conte Palatino di tutta la Lombardia. Possedeva Ivrea, Aosta, Susa e tutto il territorio adiacente ; forte di castella e di numerosi aderenti, favorito da molti tra i vescovi, avea coltivato (1) Cod. Trev., alla Marciana. (2) Cod. Trev. p. 100 e av.