118 Le cose d’Italia chiamar doveano ben tosto la sua attenzione. Morto nel 731 papa Gregorio II, eragli succeduto Gregorio III, che dopo aver tentato ancora invano di persuadere Leone a desistere dalle sue persecuzioni contro le immagini, raccolse nel 732 un concilio a Roma, a cui intervenne anche Antonio patriarca di Grado. In esse furono rinnovate le scomuniche contro chiunque oltraggiasse o togliesse le sacre immagini ; e l’Italia, sebbene non dichiarasse ancora assolutamente di non più riconoscere l’imperiale dominio, vi si sottrasse però di modo, che 1’ esarca Eutichio e gli altri ufficiali greci conservavano appena un’ ombra di autorità (728-752). E come coi Greci, così altre nimicizie sorgevano tra il papa e i Longobardi, a causa del duca Trasmondo di Spoleto, che ribellatosi di nuovo a re Liutprando, e da lui vinto, erasi rifuggito a Roma, ove papa Gregorio III si rifiutava di consegnarlo. Da ciò nuovo sdegno nel re contro al papa e 1’ occupazione eh’ ei fece di quattro città romane. Gregorio, in quel frangente, si volse per soccorso ad un uomo c'he allora faceva suonare in tutta Europa il suo nome, siccome quegli che salvato avea con memorabile vittoria la Francia dall’ invasione degli Arabi. I Franchi, che al cader dell’ impero si erano impadroniti della Gallia, meno barbari dei Longobardi, aveano accettato in parte i romani costumi : onde unendo alla propria rozzezza le passioni e la corruttela della conquistata nazione, presto passarono dalla ferocia alla mollezza, e il titolo di re neghittosi ben qualifica i principi che furono, di nome almeno, alla testa della nazione franca dal 638 al 752. In questa condizione di cose tutto il potere era venuto nelle mani dei Maestri di palazzo, o maggiordomi, capi