Hit cenno di Dio che gli eccitasse ad esulare. Si divisero in tre corpi, due de’ quali si volsero all’ Istria e a Ravenna ; rimaneva il terzo, incerto del luogo ove dirigersi. Digiuna-ron tre dì : al terzo udirono una voce che loro gridava : Salite alla torre e guardate agli astri. Ed essi salirono e videro in quelli effigiate al vero le isole e videro barche e navigli. Seguendo il celeste avvertimento si partirono, migrando uomini, donne, vecchi, fanciulli con quanto potevano portaro delle loro suppellettili e preceduti dal vescovo e dal clero coi vasi sacri e colle sante reliquie, e trasferi-ronsi alle lagune, a quell’ isola ove già forse nelle precedenti invasioni i loro predecessori avevano ricoverato (1). Così la leggenda ci rappresenta al vivo la fede e la religione di quegli esuli ; ci rappresenta l’indole dei tempi e un’ epoca di desolazione e rovina, allorquando le genti snidate dal natio suolo, qua e là sparpagliate e confuse, col terrore nel cuore, col raccapriccio nell’ animo, precipitavano il passo irrequieto, irresoluto, mirando indietro istupidite alle fiamme dei lari, guardando innanzi a povere paludi ; costretti non solamente a risuscitarvi la patria e a fabbricarsela, ma a crearne, per così dire, il fondo, il primo terreno ; e in quel tramestìo, in quell’ isolamento e quella terribilità di cose, il solo soccorso appariva, come esser doveva, Iddio, il solo conforto la religione, che mandava ad essi due soccorritori nei suoi ministri Ge-miniano e Mauro. Per opera di questi gl’ infelici profughi trovarono asilo, provvedimento, e Torcello pel commercio poi siffattamente prosperò che l’imperatore greco Costantino Porfirogenita la chiamava, nel secolo IX, il grande emporio dei Torcellani (2) (1) Cron. Altin. Vedi anche la Pref. del prof. Rossi. (2) De Adm. Imp. cap. XXVII,