17 co (1), con una sorta di cantilena o allungamento delle vocali rimasta ancora tra gli abitatori di Burano e di Chiog-gia. Così, benché il primitivo linguaggio dei Veneti ricevesse grande alterazione fin dalla loro venuta in Italia pel mescolamento colle lingue etrusca, euganea, umbra ecc., e specialmente con quella dei Galli Cenomani loro vicini ed alleati, benché cedesse poi del tutto alla lingua latina divenuta d’ uso generale, come nel resto del grande impero romano ; tuttavia le proprie inflessioni in gran parte conservò, e forse anche alcune voci, onde neppure gli eccellenti scrittori latini della Venezia poterono spogliarsene interamente, e la lingua del Lazio dovette nel Veneto piegarsi al dialetto nazionale, e accettare alcune sue forme (2). Or diremo de’ loro costumi. Le donne viveano tra’ Veneti con molta risei'batezza, e poco si mostravano in pubblico, onde vantano gli scrittori romani la modestia delle padovane fanciulle (3), ed anche tra i Veneziani secondi, cioè delle isole, di rado uscivano e non mai senza il velo (4). Quando da marito, si raccoglievano, con costume che troviam ricordato tra gli antichi Babilonesi ed alili popoli dell’ Asia, nel giorno prefisso in un tempio, ove alla presenza di pubblici ufficiali ogni giovine sceglieva la sua sposa, sborsando una somma tanto maggiore quanto la il) Canzone del XII secolo : Che me mario se n’ è andao Ch’ el me cor cum lui à portao Et eo cum ti, me deo confortare, ecc. (2) Quindi Cicerone scriveva a Bruto, che recandosi nella Venezia vi udrebbe etiam verbo parimi trita Rornae. E lostesso Livio è accusato di patavinità. (15) Marziale dice di certi versi che potrebbero esser letti anche da una ragazza padovana. -i4) Apml Veneton virgiiies ni forra prodeunt, nec sine custode id faciunt, tiee nini caput ad scapiilas iisque tegente ceto. Nonas esse dice— reti. Erasmus. .Yoh itisi c.oopcrta f'acie prodeunt in nitbliciim. Cels. Rhod. 1. XIV.