291 parsi se non dei bisogni dello Stato e degli esercizi di religione. Ebbe cinque figli e quattro figlie : furono quelli, Giovanni suo collega e a lui premorto ; Orso che fu ecclesiastico ; Ottone che li succedette nel dogado ; Vitale altro ecclesiastico, ed Enrico. Delle figlie, Icelle sposò Stefano figlio di quel Surigna o Cresimiro, che cacciato dal regno degli Slavi dal fratello Dircislao, era venuto a prestar o-maggio al doge, allorché questo si dirigeva alla volta della Dalmazia ; le altre tre si consacrarono a vita religiosa e tra esse Felicia, abbadessa nel chiostro di s. Antonio di Tor-cello, impetrò che il corpo di s. Barbara, già dalla principessa Maria trasportato da Costantinopoli e depositato in s. Marco, fosse in quel monastero trasferito. Di due altri atti politici del doge Pietro Orseolo II ci rimane a parlare. Per l’uno gli abitanti di Capodargine, ribellatisi ai tempi di Ottone II, confessavano la loro colpa e promettevano d’ essere per 1’ avvenire buoni e fedeli sudditi. Per 1’ altro del 1005 rileviamo che gli abitanti della grossa borgata di Pieve di Sacco nel Padovano, aggravati d’ insolite gabelle nei commerci che facevano colle Isole, vennero a gettarsi a’ piedi del doge protestando che per 1’ addietro non erano mai stati tenuti a pagare se non il solo censo annuale di 200 libbre di lino. L’Orseolo, circondato da’ suoi giudici, magnati e vescovi, decretò, che se dodici di loro fossero presti a giurare, che a tenore delle antiche consuetudini non erano obbligati nè al ripatico, nè 1007. al teloneo, ma solo alla detta somministrazione di 200 libbre di lino da mandarsi annualmente al ducale palazzo, sarebbero dichiarati esenti da ogni altro aggravio. Al che avendo essi acconsentito, ne fu steso 1’ atto relativo, nel quale si trova sottoscritto, tra gli altri, un Domenico vescovo di 0-livolo, intitolato, forse per la prima volta, vescovo Rivoal-tense.