255 più cospicuo della Basilica. Ciò promise il doge, ma un giorno, mentre andava osservando la fabbrica, l’incauto architetto si lasciò sfuggire di bocca, che l’edificio sarebbe stato fatto da lui ancor più magnifico, se intervenute non fossero alcune cose, che, molestandolo troppo, aveagli impedito di recar ad effetto il suo divisamento. Ebbene, disse allora il doge, e noi pure resteremo sciolti dalla promessa che v’ab-biam fatta. Pretendesi che da tale leggenda traesse origine quella figura di vecchio colle grucce e col dito alla bocca, che vedesi scolpita all’ estremità d’uno degli archivolti della Basilica. Le altre sculture di quell’ archivolto, rappresentano varie arti, come il pescatore, il segatore, il barbiere, il muratore, ecc., e fu certamente una bizzarra idea quella di chiudere la loro serie con quella figura. Non rappresenterebbe ella, nel linguaggio simbolico di quel tempo, la povertà e l’impotenza, qual ammonizione alla carità verso il prossimo, come 1’ agnus Dei, effigiato al culmine dell’arco, richiama a’ pensieri della Religione ? Fu dal pio doge dedicata alla fabbrica della Basilica gran parte del suo pingue patrimonio (1), impiegandovi fino ducati ottomila l’anno : e ciò fu continuato, dicesi, per anni ottanta (2). Nè contento a ciò, mosso com’ era da animo devoto, fece costruire vicino al campanile di s. Marco (3) un ospedale pei poveri malati, assegnò case ai pellegrini che venivano a venerare il corpo di s. Marco : visitava egli stesso i poveri e gl’ infermi. Vuoisi altresì che l’Orseolo ordinasse a Costantinopoli la famosa Pala d’oro (4) la quale però non fu recata a Venezia se non ai tempi del doge Ordela- (1) Dandolo, Giustinian ed altri. (2) Cosi il Caroldo, M. S. alla Marciana. (3) Esso vedesi difatti nelle antiche piante di Venezia. (4) In s. Marci altare tabularti, miro opere ex argento et auro Con-stantinopolin peragere jussit. Sagorn.