82 sere professore e nulla più si creda l’ottava meraviglia del mondo. Il numero loro è più grande che certi professori forse non pensano. Ed io il so che ne ho fatto a questi giorni esperienza al calfè *** sulla riva degli Sehiavoni. Quivi m’era a caso seduta dinanzi una garbata persona, a’cui segni e caratteri esteriori l’uomo anche più modesto senza troppo presumere di sè stesso avrebbe potuto vantarsi d’indovinarne la condizione. Quel giubboncello di rascia, il grembiale, la cazzuola che mezzo mo-stravasi e mezzo s’ascondeva fra quell’arnese e le brache, dicevano quasi per lettera: io son mu-. latore. Pure chi può fidarsi tanto nel proprio giudizio che dica: è e non pare? Quella persona non era altrimenti un muratore. Alle chiamate eli’ ei fece a’ giovani del calfè, questi rispondevano col titolo di professore. Diamine! un professore in cazzuola ! La cosa parvemi alquanto strana, e andai beccandomi lungamente il cervello per trovarne pur qualche lontana o vicina relazione Ira la cazzuola e la scienza; poi quel professore aveva le mani sì nere, con un lcg-gier velo di fuliggine intorno, tanto che vinto alfine dalla curiosità, chiamai uno de’giovani della bottega in disparte, e fatte prima mie scuse sulla mia indiscrezione, gli chiesi chi fosse quel professore in incognito così stretto. E quegli :