Ili Rescrisse quindi a Leone, nuovamente esortandolo, c, tra altre cose, gli ricordava: che i Longobardi ed i Sarmati ed altri popoli settentrionali aveano fatto scorriere nel territorio di Ravenna ed occupata questa metropoli, donde aveano scacciato i magistrati cesarei e surrogativi i pro-prii ; ora essi minacciare anche gli altri luoghi imperiali e Roma stessa, che l’imperatore non avea forze di difendere : essere tutto questo avvenuto per l’imprudenza e la stoltezza di lui nell’ aver suscitato tanti scompigli e dissensioni religiose, ecc. Ma ogni tentativo fu vano, e gravi conseguenze aveano a derivarne, specialmente per l’Italia. Io mi son dato tutto l’impegno di schiarire e disporre in un ordine ragionevole, e, per quanto fosse possibile, appoggiato alle sparse, e confuse notizie degli storici, gli avvenimenti così imbrogliati e contradditorii che presenta questo periodo della storia italiana. Era una politica tanto sleale e variabile ; erano sì veementi le passioni e tanto son difettosi e negligenti nel ricordo dei fatti gli storici di que’ tempi, che si dura non poca fatica e talvolta anche inutile, a venire in chiaro delle vere cause di cui vediamo soltanto e imperfettamente gli effetti. Laonde ben considerati gli avvenimenti, mi son persuaso a dar loro la seguente disposizione. Presa Ravenna dai Longobardi, 1’ esarca Paolo si ricoverò alle isole della Laguna, unico luogo ove potesse stimarsi sicuro, essendo stati sempre i Veneziani pei loro interessi commerciali strettamente legati all’ impero greco, e nel tempo stesso che, lungi dal piegarsi all’ editto imperiale, continuavano nel culto delle immagini, non aveano nessun motivo politico per far contro all’ imperatore, anzi doveano veder di mal occhio i Longobardi in possesso di quell’ importante porto sull’ Adriatico. Paolo non mancò di rappresentar loro il grave pericolo che dalla potenza di