52 non veniva a morte nel 526, settantesimo quarto dell’ età sua e trentasettesimo dal suo ingresso in Italia. Ei non lasciava alcun figlio, perciò raccomandava ai suoi fedeli il piccolo nipote Atalarico, che regnar dovea sotto la tutela della madre Amalasunta. Sotto il debole governo di questa continuarono più che mai i torbidi, i raggiri, le opre palesi ed occulte che doveairo poi condurre la ruina del dominio gotico e la greca signoria in Italia. Il greco impero, che ambiva all’ acquisto delle italiane provincie e, se possibile, di tutte altresì le occidentali, nutriva desiderii molto al di là delle proprie forze. Lo stesso decadimento che già descrivemmo in Roma, manifestavasi a Costantinopoli, e se l’impero orientale si mantenne ancora per ben nove secoli, fu conseguenza della sua parti-colar giacitura e di altre speciali condizioni interne ed esterne ; non già merito proprio dei sovrani o dei popoli. Sedevano su quel trono principi deboli e tiranni, alzati o per favor di donne o per soldatesca violenza ; i Barbari vicini spesso passavano il confine a devastare le terre, predare e bruciare ; il commercio, cui i tanti buoni porti avrebbero potuto sì vantaggiosamente favorire, languiva impedito da pessimi regolamenti, aggravato dalle eccessive imposte e dalle arbitrarie requisizioni. Per le stesse cause scadeva l’agricoltura ; onde grande era la miseria e le terre e le arti giacevano abbandonate, preferendo i prole-tarii mettersi fra le truppe, sebbene già in gran parte composte di Barbari, o darsi all’ ozio, per vivere delle largizioni imperiali. A tutto questo si aggiungevano le dispute religiose e per esse le discordie, le animosità e perfino i fatti sanguinosi ; si aggiungevano i partiti pei cocchieri verdi, od azzurri, che dalle gare dell’ ippodromo aveano preso tutta la rabbia di fazioni politiche : la leggerezza, la futilità, il sofismo, si erano diffusi per tutta la popolazione,