57 Costantinopoli ; la stessa Corte imperiale era di lui disgustata, perchè non mandava i tributi, serbandoli col dire, eh’ era uopo tenere l’erario d’Italia ben fornito e che il difetto del danaro e 1’ averne dovuto aspettare da Costantinopoli avea già fatto la ruina di Belisario. Succeduto poi a Giustiniano il nipote Giustino, questi, prestando più facile orecchio alle giuste doglianze ed insieme alle malevole suggestioni, richiamò, e con termini ingiuriosi, il vecchio generale. Vuoisi quindi, che Narsete sdegnato si volgesse per vendetta a chiamare i Longobardi già suoi alleati nella conquista d’Italia. Venne a surrogarlo Longino, col titolo di esarca, nell’ anno 567 o 568, ed egli poco dopo morì forse di dispetto a Roma, lasciando di sè buona fama come guerriero, tristissima come governatore e non ben netto dell’ accusa di scellerato tradimento. Ma dalla Pannonia calavano iatanto 1’ anno 568 i Lon- 568. gobardi sotto il comando del loro re Alboino. Erano una massa di gente varia, disordinata, ma che, come già i Goti, lasciate le proprie terre ad un altro popolo, gli Unni Avari, non potea trovar salvezza fuor che nella vittoria. Alboino giunto ai confini, contemplò dall’ alto delle Alpi il sottoposto paese e tanto più s’infervorò nella conquista ; allettavalo il benedetto suolo d’Italia, e quei campi, che, correndo allora appunto la primavera, presentavan-si fioriti e di ricche messi promettitori. Le Alpi erano superate, niuna difesa nei popoli che i Longobardi venivano a conquistare : non da parte dei Greci, deboli e divisi ; non degl’ Italiani il cui animo era già prostrato nella servitù e ai quali il greco dominio s’era fatto ornai odioso. Così Alboino co’ suoi Longobardi potè calare liberamente nel Friuli, e il terrore 1’ accompagnava. Erano i Longobardi i più rozzi tra i popoli germa- 8 '