288 dinò s’inalberasse il suo vessillo sulla nave ammiraglia, dispose le genti in due corpi, l’uno sulla flotta per investire i Saraceni dal lato del mare, 1’ altro nei sobborghi, perchè unitamente ai Greci movesse contro i loro approcci e le linee dalla parte di terra. Ne erano meno formidabili gli apparecchi dei Saraceni, tanto che ben tre giorni durò il combattimento colle spade, colle freccie infocate, or in distanza assalendo, ora misurandosi i due eserciti a corpo a corpo. Al fine, nella terza notte i Saraceni, levato tacitamente il campo, si allontanarono. Le lodi del doge Orseolo levanvansi a cielo ; lui celebravano liberatore, voleasi perfino aver veduto segni prodigiosi preannunziare il suo arrivo. Ed egli, mandati suoi messi colla notizia della vittoria a Costantinopoli, e splendidamente regalato dal governatore, si restituiva a Rialto (1). Grande fu la contentezza degl’ imperatori Basilio e Costantino per la conservazione di Bari, e a dimostrare la loro riconoscenza al doge, l’invitarono mandasse il figlio Giovanni alla loro corte. Il quale recatosi col fratello Ottone, vi fu accolto non istraordinarie dimostrazioni d’onore e gli fu data in isposa Maria, figlia del patrizio Argiro e di una sorella di Basilio (2). Le nozze furono celebrate con tutta la pompa orientale e gl’ imperatori imposero sul capo ai novelli sposi due corone d’ oro e tre giorni durarono le feste. Terminate le quali, la principessa Maria andò col marito ad abitare un suo palazzo assegnatole in dote, e benché (1) Tutto questo racconto è del Sagomino. Gli storici greci attribuiscono pure la vittoria ai Veneziani. Obsedit (il generale dei Saraceni ) Ba-rum a die II mali usque ad sanctum Lucani mense octobris, tunc Liberata est per Petrum ducem Veneticorum. Lupo Protospata in Chronicon. (2) Tunc etiamprincipi Venetiae imperator nuptum tradidit filiam Argini, sororem ejus Romani qui post imperii potitus est, hoc modo sibigentem devinciens venetam. Cedrenus hist. eomp., p. 551, negli St. Biz., t. Vili, ediz. ven.