472 che ognuno dei collegati era in obbligo di mettere in piedi ; venendo minacciato Napoli da qualche potenza cristiana, la Repubblica si obbligava a somministrare in sua difesa quindici galere fornite d’ armi e di truppe. Si comprendevano nel trattato per parte dell’ imperatore le repubbliche di Genova, di Siena e di Lucca, il duca di Savoia, il marchese di Monferrato e di Mantova, e il duca di Milano (1). La pace di Bologna fu 1’ ultimo colpo che troncar do-vea l’esistenza della Repubblica di Firenze; a fronte della potenza imperiale estesa sopra tutta l’Italia, a fronte del Papa, il quale sopra ogni altra cosa avea a cuore rimettervi in signoria la sua famiglia (e di ciò sollecitava vivamente l’imperatore) era evidente che non avrebbe potuto a lungo sostenersi. Fino dal maggio di quell’ anno 1529 sapevasi colà esser prossimo 1’ accordo tra Cesare e il Cristianissimo, onde supplicava caldamente la Signoria di Venezia non volesse mancarle di aiuto e di consiglio; facesse sapere col mezzo del suo ambasciatore in Francia a quel re lo stato delle cose, eccitandolo a valide provisioni : volesse ella stessa ritirare le sue genti dalla Lombardia ove facevano poco frutto, per mandarle piuttosto a tutelare Firenze la cui conservazione sarebbe grande ostacolo ai disegni imperiali e papali. « Ma voi avete lo Stato vostro fortissimo (cosi, prevedendo quanto infatti successe, dicevano i Fiorentini ai Veneziani), farete una buona testa e munirete le città vostre e facilmente non vi ricorderete di noi, ma considerate che se Cesare s’impadronisce della Toscana, ancor voi non istarete bene » (2). La Repubblica in vero incoraggiava allora i Fiorentini ad armarsi e a difendersi, eh’essa non mancherebbe loro della sua assistenza; dalle quali parole (1) Commemoriali XXI, p. 94 e seg. (2) Carlo Cappello, dispacci da Firenze 26 giugno. Relazioni Albóri t. I, serie II.