147 Mi aie disse: Ambassador, ti bavera o udito graziosamente, et ti habbiamo ditto la mente del Signor; diman li riferiremo quanto ne hai esposto, et luni (lunedì) ti risponderemo la sua volontà. Et con questo presi licentia, et tornai a casa. « A’ 24 fevrier, fui chiamato a la Porta, et ricevuto con honor. Mi fu detto per Misic Bassà, presenti i sui compagni, che ’1 Signor havea deliberado al tutto che ’1 mar fusse suo confin con la Illustrissima Signoria ; et che udita la mia esposition Iraniana et dolce, la qual era stà coadiu-vada da tutti loro, et che l’haveano pregato a far pace con la Signoria, la qual tutti sapeano esser stata buona et fedel amica del Signor so (suo), sì a tempo di Gen Soldan come ad altri tempi, Sua Eccellenza s’ havea remosso de voler il mar per confin, et s’era ressolto in questo : che se ghe desse Napoli de Romania, Modon, Coron, Malvasia et diecemilla ducati de presente ogn’ anno, come si dava a suo padre ; che ’1 Signor manderia un schiavo con mi, perchè ’1 ghe portasse la risposta. Se la Signoria voleva concluder la pase in questo modo, che la mandasse ambassador a concluder : quando no, Dio faria la sua volontà ; et che partissemo presto, perchè la cosa non pativa indugio di tempo. « Io risposi con parole convenienti, che questa era gran domanda, et che la Signoria non la potria acettar ; nè mai haveria creduto, che ghe fusse fatto simile richiesta. Li Bassà risposero, “ che sopra questo non bisognava più parlar, et che portasse questa risposta con una lettera del Signor che mi dariano. Et con questa conclusion, conveni tuor licentia della Porta, et tornar a casa. « A’ 26, il Signor Turco mi mandò una veste, et una ne mandò per maestro Theodoro Paliologo ; tutte due erano di quei sui (suoi) brocadi a fiori : et ne mandò anche alcuni aspri, non secondo l’usanza, ma secondo che usano in tempo di guerra et come a homo andato a lui senza presenti.