264 L’esempio di Brescia fi; in breve seguito da Bergamo. La Repubblica confermò ad ambedue le città gli antichi privilegi, molto lodò la loro fedeltà, confortolle a continuarvi (1). Già altri castelli, altre terre si ribellavano, quando Gastone di Foix ricevette a Bologna la notizia della ruina delle cose francesi in Lombardia; giovane, coraggioso, d’ un brillante valore, era però uno dei più feroci conduttori d’ esercito, inesorabile co’ suoi e coi vinti, in niun conto tenea la vita de’ suoi soldati, pronto a tutto sacrificare per conseguire udo scopo. Così appena seppe della perdita di Brescia, che lasciato sufficiente presidio a Bologna, partì tosto col resto delle sue genti a quella volta, facendole camminare con una velocità fino allora inusitata. Per accorciare la via e giungere più direttamente, attraversò il Mantovano senza neppur attendere la licenza del marchese, penetrò nelle terre veronesi ; scontrato il Baglione all’ isola della Scala, dopo valorosa resistenza lo mise in fuga (2) e giunse innanzi Brescia il nono giorno dopo la sua partenza da Bologna. Di tanta iattura accusavano i Veneziani il viceré il quale er'asi astenuto dal tener dietro ai Francesi, come avea promesso e come esigeva la ragion della guerra, e gli mandarono Marin Zorzi a sollecitarne le mosse, prevedendo che il nemico sarebbesi volto contro Brescia. E già il nemico appresentavasi infatti a questa, e riuscita vana l’intimazione, apparecchiavasi all’assalto. Alle sopraggiunte truppe si congiunsero quelle che si erano ritirate nella rocca, tuttavia non sommavano a più di dodici mila combattenti, ma valorosi ed animati dalle parole e dall’ e-sempio del lor capitano. Era tra i più valorosi il cavalier Bajardo che domandò 1’ onore di condurre il primo i suoi (1) Secreta 1.® febbraio. (2) Secreta 13 febbraio 1512, all’ oratore a Roma.