174 poi confermato il 4 aprile 1505 e pel quale Massimiliano prometteva non attentar nulla contro il ducato di Milano, e Lodovico parimente non s’immischiare nelle cose dell’ impero. Tra gli aderenti, nominati da ciascuna delle parti, il re di Francia, anziché nominare i Veneziani suoi antichi alleati, fece inserire il papa. Nè tardarono i Veneziani ad avere qualche benché vaga notizia del maneggio, e il Cappello scriveva il ‘27 novembre da Augusta che cominciavasi a sparlare apertamente della Repubblica e che questa dovesse tenersi ben sulle guardie. Fatto cenno dei sospetti che correvano col Suarez ambasciatore di Spagna, questi assicurò dell’amicizia del suo re, il quale se fosse invitato ad aderire al trattato vi farebbe inserire anche i Veneziani, anzi se il re cristianissimo intraprendesse cosa alcuna contro di loro, il re cattolico, ad onta della tregua testé conclusa, non vi si terrebbe legato (1), e lasciava perfino intravedere la possibilità d’ una lega. Quanta sincerità fosse in codeste dimostrazioni amichevoli e nello zelo che metteva il Suarez a tenere avvisata la Repubblica di quanto andava scoprendo circa ai patti del trattato di Blois, non oserei affermare, certo che l’indole ben conosciuta di Ferdinando e la successione de’ fatti, non permettono di apporvi gran fede. Nè minor dissimulazione osservavasi dalla Francia, il oaiì oratore Giovanni Laseari presentavasi il 28 novembre in senato a dare comunicazione della conclusa pace tra la Cesarea Maestà e il re cristianissimo. Rispondeva il senato goderne come di beneficio comune alla cristianità, non dubitare della continuazione del benevolo animo di Sua Maestà verso la Repubblica; circa poi ai suggerimenti che a questa si facevano di accomodarsi col Papa, essere giuste le proprie ragioni e se il Cristianis- (1) 25 ott.,“16 nov. Secreta XL.