276 poggio delle genti spagnuole comandate dal Cardona rientrare in Firenze e ristabilirvi al governo Giuliano suo fratello che vi tenne il suo ingresso il 2 settembre. L’ apparenza ch’ei diede a principio di voler conservare una giusta libertà, ben tosto svanì, per cedere il luogo al governo oligarchico d’una Balìa composta d’ una ventina d’individui proposti dai Medici con facoltà di prorogarsi d’ anno in anno. Convocavasi intanto una dieta della lega in Mantova per discutere e regolare le nuove condizioni di cose, cominciando già a sorgere anche alcuni disgusti, principalmente per la suddetta usurpazione del papa a danno del ducato di Milano, e perchè Massimiliano nel favorire la lega non intendeva minimamente di rinunziare alle sue pretensioni sulle terre eh’ ei diceva dell’ impero. Egli chiedeva il pagamento dei diciotto mila ducati di cui andava ancor creditore a motivo della tregua; che fosse dato un salvocondotto ai Francesi che si trovavano nella fortezza di Le-gnago ; che i Veneziani non dovessero tentare nè Cremona pervenuta al duca di Milano, nè Brescia, nè altri luoghi finché non fosse assestata ogni altra cosa (1). Del che altamente si ^dolevano i Veneziani, e raccomandavano al provveditore generale, sollecitasse, facesse di tutto per aver Brescia; se venissero Tedeschi da Verona o Francesi da Legnago per difenderla, li trattasse pur da nemici. Così Brescia trovavasi di nuovo assediata e la Repubblica non ristava dal mandare rinforzi al campo per istrin-gerla sempre più. Crema veniva ceduta da Benedetto Crivelli che in ricognizione fu fatto nobile veneziano con duemila ducati di rendita 1’ anno, una casa donata in Padova, e (1) 5 Ag. 1512. Lett. all’ oratore a Roma. Secreta.