105 zio de’ Veneziani (1) e vi riusciva (2) e mandava danaro a Massimiliano percliè movesse guerra al re di Francia in Bretagna. Dall’ altro canto le pratiche della Repubblica col re di Francia continuavano (3) ; prometteva che cominciandosi la guerra per parte di Massimiliano^ essa irromperebbe con mille cinquecento armigeri e quattro mila pedoni in Lombardia per impedire i soccorsi di Lodovico, aiuterebbe i Francesi con non meno di mille cinquecento armigeri e seimila fanti, chiedeva che nel trattato non fosse incluso il gran maestro di Rodi per non dar ombra al Turco, nè che essa fosse chiamata a dar soccorsi al re contro Genova ; si adoprerebbe per comporre le cose di Pisa, e non vi riuscendo, rimetterebbele nell’ arbitrio di Sua Maestà, la quale però dovesse aver sempre presente 1’ onore della Repubblica e la fede da essa data ai Pisani ; circa al comprendere nella lega i Fiorentini, cosa che il re molto desiderava, non sarebbe Venezia contraria, purché essi adempissero poi puntualmente ciò a che si fossero impegnati. Era però difficoltà alla conclusione la domanda che il re faceva di cento mila ducati (4). Intanto Ercole duca di Ferrara avendo assunto di farsi mediatore della pace ira Pisa e Firenze, Venezia mandò in quella città Zaccaria de Phrisiis (5) suo secretano coll’incarico (1) Secreta 30 ott. 1498. (2) Malip., p. 516 e 517. (3) Il 26 ottobre scriveva il Senato a’ suoi oratori in Francia di aver avuto notizia dell’ arrivo di un signor di S. Martin a Milano ove ebbe segreto colloquio col duca in campagna e intendersi da Roma che si pensava rimettere le cose di Pisa nell’arbitrio del papa, inoltre che circa alla lega, il re proponeva mandarne i capitoli al papa, lo che grandemente sorprendeva, le quali due cose essi oratori doveano cercare d’impedire, Secreta 26 ott. 1498, p. 53. (4) Secrrta 17 novembre. (5) Ibid. 3 gennaio 1499. Vol. V. 14