166 voler rispondere con tutta sincerità e apertamente. Tre cose domandarsi : 1’ una die si mettessero nelle mani di Sua Santità i luoghi teste acquistati in Romagna, la seconda che se ne levassero le genti veneziane, la terza che fosse intralasciata ogni altra pratica per avere altri luoghi; ed anzi volessero i Veneziani aiutare Sua Santità a risottomettere i renitenti e quelli che il Valentino ancor possedeva. Al che face-vasi dapprima osservare quell’ acquisto non essere ad offesa neppur minima nè della Chiesa nè della Santità del Pontefice, non essendo mai stato tale, nè mai aver ad essere il costume dello Stato veneziano ; essersi mossa la Repubblica solo spinta da ineluttabile necessità e dignitosamente e con riserva della superiorità della sede apostolica, per abbattere un nemico della quiete d’Italia, e crudelissimo tiranno ; su quei luoghi aver sempre avuto la santa sede solo una giurisdizione mediata, siccome posseduti ch’erano, prima del Valentino, da parecchi signori che molte volte non pagavano nemmeno i debiti censi e turbavano la tranquillità ecclesiastica, mentre invece i Veneziani e questa rispetterebbero ed i censi puntualmente pagherebbero, e le sarebbero sempre d’aiuto e d’appoggio, onde doveano averne lode e non biasimo. Non badasse Sua Santità alle calunnie dei malevoli che si sforzano a colorire i fatti della Repubblica, come mossi da cupidigia di aggrandire lo Stato che la Dio mercè è assai ben ampio, quando invece molto meglio si possono spiegare e trovarne la ragione nelle passate commozioni della Romagna. Essere a tutti noto come i Fiorentini aveano introdotto in Faenza un loro commissario e gente d’armi sotto pretesto di favorire Franceschetto ; l’interesse dello Stato veneto esigeva di controperare a’ loro disegni : anche altri signori della Romagna esser tornati in possesso degli Stati loro, e perchè non farsi loro opposizione alcuna e solo levarsi tanto rumore per Faenza legittimamente con