482 suoi movimenti. E benché in quell’assalto rimanesse morto d’ un colpo di fucile il Borbone, non perciò disanimati i suoi, raddoppiarono anzi d’ardore e penetrati per una broccia aperta nella muraglia, nella città, tutti quelli che erano alla difesa, gioventù inesperta della guerra e gente collettizia, si volsero alla fuga, e col papa si ritirarono quanti poterono in castel Sant’ Angelo. I nemici, padroni della città, cominciarono un orribile sacco, cominciarono quella serie di violazioni, di profanazioni, di nefandità, di orrori, che resero per sempre memorabile l’infelice sacco di Roma del 1527. Nessuna cosa, nessuna persona rispettata, i sacri arredi, le reliquie, le imagini de’ Santi, fatti ludibrio e oggetto degli scherni più insolenti ; i conventi, le case, i palazzi indistintamente ricercati e corsi da quella efferata soldatesca per riportarne tesori e dare sfogo a libidine. Inorridì Europa e ne rimase sbalordita : Venezia alla prima notizia rinnovò gli ordini più pressanti a’ suoi capitani, che non risparmiassero fatica nè sacrificio per liberare il papa dalle mani di quella barbara gente (1), mandasse tosto Francia diecimila Svizzeri, facesse Firenze la parte sua. Scriveva il provveditor generale Pisani il 20 maggio che il conte Rangone erasi infatti proposto di cercar di avvicinarsi al castello colle sue genti, ma che il suo piano non era stato approvato, potendo essere dal nemico assalito di fianco e mal concio; intanto essersi deliberato che tutto l’esercito si raccogliesse all’isola, a otto miglia dalla città, per consultare poi colà il da farsi (2). Così perdevasi un tempo prezioso e il 26 scriveva il capitano Luigi Gonzaga dell’ impossibilità d’ una buona riuscita, assai più numeroso essendo il nemico e composto di gente ben agguerrita, ottimamente fortificata, occupante luoghi favorevolis- (1) 15 maggio