374 sore fi). Piena la niente di guerre e conquiste, Suleimano cominciò dal volger le armi contro l’Ungheria che avea rifiutato il tributo e maltrattato il messaggero. Non era ancora giunto il Minio a Costantinopoli che domandava al suo governo nuove istruzioni circa al modo da regolarsi i/i quella emergenza. Rispondeva il Senato dovesse ritardare quanto fosse possibile di presentarsi al sultano, girando per l’Arcipelago, giunto a Costantinopoli si fingesse ammalato e mettesse in opera ogni artificio per evitare di comparire alla Porta finche durasse la spedizione, nè si recasse al campo se non all’ultima necessità (2). Tale era la politica che solo studiava di trarsi d’impaccio, a cui la Repubblica vedevasi allora nella necessità di attenersi per non concitarsi nuovi nemici, mentre dall’altro canto alle lettere del re d’Ungheria si limitava a rispondere farebbe il possibile per sostenerlo. Incominciata era intanto la guerra. Re Luigi II d’Ungheria, abbandonato da tutti i principi cristiani, non poteva certamente opporre efficace resistenza alla forza ottomana. Cadde la fortezza di Sabacz, cadde Semelino, Belgrado fu strettamento assediata e presa (3), altri castelli e luoghi vennero nelle mani dei Turchi, della qual vittoria il sultano mandò il lieto annunzio a tutti i suoi governatori e a Venezia (4) ; poscia fece ritorno alla capitale, non già per riposare, ma apparecchiarsi a maggior impresa contro Rodi. Regnava massima operosità in tutti i cantieri di Costantinopoli, vedevasi un grande apparecchio di navi, di genti, di macchine, 1’ impresa di Rodi stava ai Turchi sommamente a cuore per impor fine alle corse piratiche di quei cavalieri, (1) Trattato con Suleiman, 1 die. 1521, Sanuto XXXII, 337. (2) Secr. XLIX 10 luglio, 1521, p. 1. (3) 29 agosto 1521. (4) Sanuto XXXIII, 28 ottobre 1521.