388 fanno gl’ imperiali per ridur ad ogni modo 1’ esercito vostro a passar l’Adda. So anche non bisognare eh’ io lor ricordi, quello che importi tal passar e mettere uno Stato come questo all’ avventura di tre ore con una giornata che si facci, e massimamente avendo a combatter con quella na-zion e quel numero di gente che sono. Ma il dirò ben che niuno è dei collegati che li abbi a considerar quanto questo Stato. Però che il duca di Bari (di Milano), qual si vede ridotto ad ultima disperazione, meritamente cerca di tentar la fortuna come fanno li disperati. L’imperatore, quando ben perdesse lo Stato di Milano, non manca di esser re di Spagna e re de’ Romani ; ottenendo, si pensa esser fatto padron di tutta Italia. Voi, quando la giornata si perda, non avete altre forze colle quali, passando incontanente nel vostro paese questo validissimo esercito del re col favor delle vittorie, vi possiate difendere. Nè vi avete a fidar nelle vostre terre che stimate forti, che trovandosi Spagna povera e ruinate tutte le forze che ha di qua e niuno in Italia che vi possi soccorrer, e un sì potente re vittorioso alle spalle, e le vostre terre sfornite di genti, senza dubbio non le potreste difendere. E (che forse è peggio) questi re, che facile saria trovar modo di assettarli fra loro a’ vostri danni, si convergano insieme e tutta la ruina cadrebbe sopra di voi, e ricordatevi che così forti terre come voi riputate le vostre, le avete però tolte fuor di mano dell’ imperatore. Però il medesimo avete a pensare che potrebbe succedere a voi. E quando pur avvenisse che la giornata si ottenesse contra Francia, voi non li guadagnate Stato alcuno nè ampliate il vostro, nè per questo fate più sicuro il vostro dominio, che prima anzi per mio giudicio vi succederiano questi due mali. L’ uno fareste il re de’ Romani padrone indubitato d’Italia, il che quando v’ importi lo lascio in vostra consi-