475 nati da tutti e al conoscere che nulla più aveano a sperare se non nelle proprie forze. S. Miniato era stato ben fortificato, spianate s’ erano tutte le case, tutti gli incantevoli giardini fino ad un miglio dalla città, e si vedeano con patriottico zelo gli stessi possessori entrare in quella carichi di fascine che aveano tagliate per le fortificazioni, tra gli oliveti, le ficaie, gli aranci ed i cedri di quei loro luoghi in addietro sì deliziosi. Tenevano il comando Malatesta Baglioni e Stefano Colonna ; assai più degno di loro della ricordanza della storia fu Francesco Ferrucci. Spedito in qualità di commissario generale a Prato, poi ad Empoli, ben fortificate ch’egli ebbe quelle due città, tenne con tanto prospera fortuna la campagna, tanta molestia recava al nemico, che la piccola sua truppa credevasi sotto di lui atta a qualunque più ardimentosa impresa. Perduta, mentr’ egli era assente, per sorpresa Volterra, accorse a riacquistarla, la riprese, e contro esercito assai più numeroso la sostenne, e ribattuti gli imperiali, mette vasi in marcia per alla volta di Firenze con animo di farne levar 1’ assedio (1). Ma le cose intanto di quella città s’ erano di molto peggiorate. Numeroso rinforzo era giunto alle genti dell’ Oranges, la carestia cominciata fin dal principio dell’ anno, cresceva in modo spaventevole, vi si spiegava una pestilenza che assai più vittime mieteva che non la guerra, udivasi della resa di Empoli ; tuttavia molto si confidava nell’ opportuno arrivo del Ferrucci. Il quale aveva formato 1’ ardito disegno’di correre a Roma allora indifesa, spaventare il papa, far richiamare prestamente 1’ Oranges ; ma la Signoria non approvò di avventurare ad un esito fors’ anche infelice quell’ ultima speranza che avea e sollecitò invece il Ferrucci ad avvicinarsi a Firenze. Per cammini alpestri, con lungo giro, di- (1) 17 giugno 1530.