82 diare Novara ; si trattò d’ una leva di Svizzeri (1), eccita-vasi il re di Spagna ad una diversione in Francia (2), Massimiliano ad una simile in Borgogna (3), ed il papa emanava, il 5 agosto, solenne monitorio contro re Carlo (4), al quale rinfacciando tutte le colpe e le iniquità commesse in Italia intimava doversi tosto partire da questa, sotto minaccia di scomunica. Ma le spese della guerra erano immense e la Signoria trovavasi in grave pensiero sul modo di cavar danari ; conosceva di essersi troppo avvilupata, nè rimanerle ornai più via d’ accordo col re, il quale metterebbe per patto il riacquisto di Genova e d’ essere aiutato alla ricuperazione del regno, cosa a che pur sempre tendeva, come apparve da lettere intercette, nelle quali prometteva ai Fiorentini la restituzione di Pisa ed altri vantaggi, se favorissero efficacemente la sua impresa. Laonde la Repubblica non mettendo tempo in mezzo scriveva ai Pisani si difendessero, ai Sanesi ritenessero Montepulciano (5), e preso agli stipendii il conte di Pitigliano (6), attendevasi ad incalzare l’assedio di Novara. La città trovavasi agli estremi ; consumati tutt’ i viveri, stretta dal nemico, perduta quasi ogni speranza di soccorso, il duca d’ Orleans che la difendeva, mostrava inclinare agli accordi, v’ inclinava non meno Lodovico pel timore che avea d’ una prossima calata di Svizzeri. Laonde dopo parecchie difficoltà derivanti dalla comune diffidenza, convennero in un luogo tra Bolgari e Camariano per il duca di Milano Francesco Bernardino Visconti, pei Veneziani (1) Secr., 4 agosto 1495, p. 152. (2) 13 Agosto, p. 155. Ambasciatori Francesco Capello e Marin Zorzi. (3) 2 settembre, pag. 166. (4) Commemoriali XVII, pag. 179. (5) Secreta 25 ag., p. 158 t. (6) 1 agosto, p. 149.