153 berato che il doge giurasse la pace, il che avvenne infatti con tutta solennità il giorno 20 (1), ma fa insieme deciso di rimandare coll’ ambasciatore turco a Costantinopoli anche Andrea Gritti incaricato di confermare al sultano la giurata pace (2), cercando però destramente di migliorarne alcune condizioni (3). Conteneva il trattato, dopo la solita introduzione di buona pace ed amicizia, che i Veneziani restituirebbero S. Maura con tutte le sue munizioni, le terre del Czernovich, i prigioni di Napoli di Eomania : continuerebbe a pagare il tributo di cinquecento ducati 1’ anno per Zante, sarebbero determinati i confini di Napoli e Malvasia ; osserverebbe il sultano la pace con tutt’ i sudditi della Repubblica e coll’isola di Nasso ; le due parti si asterrebbero da ogni danno e molestia, godrebbero i mercatanti di piena libertà e sicurezza delle persone e delle robe loro nell’impero ; le navi ed i sudditi reciproci si tratterebbero ovunque amichevolmente ; non si tollererebbero pirati, ma sarebbero da ambe le parti inseguiti e puniti ; dovrebbe ciascuno soddisfare a’ propri debiti ; accadendo alcuna colpa, non sarebbero gl’ innocenti tenuti pe’ rei ; continuerebbe il bailo a Costantinopoli a cambiarsi annualmente e con diritto di giustizia fra i Veneziani ; lo schiavo cristiano fuggito sarebbe restituito, ma se fattosi musulmano, si compenserebbe con mille aspri, e così per parte dei Veneziani ; le robe dei naufraghi e quelle dei defunti sarebbe sicure ; i navigli viaggianti senza un capitano approvato dal governo sarebbero obbligati a dare malleveria prima di lasciare il porto ; i malfattori e i tributarli (caratavi) sarebbero consegnati ; nessun Veneziano potrebbe andare a Brusa (1) Patente del doge 20 maggio 1503. Commemoriali. (2) Relazione di Costantinopoli di J. Caroldo, 30 settembre 1503. Sanudo, Diarii V, p. 313. (3) Com. XIX, p. 9. Vol. Y. 20