106 d’indagare quali fossero le intenzioni del duca e di cercar modo di buon componimento altresì per le cose de’ Medici ; i Fiorentini inviarono dal canto loro Paolo Antonio Sode-rini e Giovan Battista Ridolfi. Ma poco mancò che tutte le pratiche si rompessero e già 1’ oratore veneziano avea avuto ordine di ripatriare, quando il duca propose di venire in persona a trattare in Venezia, ove fu infatti accolto con grandi onorificenze e pronunziò il suo arbitrato il 6 aprile 1499 dichiarando che nessun’altra cagione avendo mosso la Signoria di Venezia alla guerra contro i Fiorentini se non per serbar la fede data ai Pisani, ed avendo essa, per quanto finora avea fatto in favor loro, esuberantemente soddisfatto all’ impegno suo, ora, per por fine a tanta discordia di danno ad ambedue le parti e a tutta Italia, egli (il duca) come arbitro voleva fosse perdonato prima di tutto ai Pisani ogni pena o rancore per la defezion loro dal governo fiorentino, per modo che non si avesse a ricercare alcuno in verun tempo, ma dovessero avere piena remissione ed essere trattati bene e umanamente: fossero egualmente assolti da ogni rendiconto di frutti ed entrate percette dal tempo della loro defezione in poi ; e così i Fiorentini circa alle rendite per essi riscosse nel territorio di Pisa ; si restituissero reciprocamente i beni occupati : potessero i Pisani liberamente trafficare per mare e per terra, fabbricar e possedere navigli, e liberamente navigare, esercitare qualunque arte ed industria, lavorar panni d’ogni sorta e stoffe di seta senza perciò venir aggravati di maggiori pesi che i Fiorentini. Potessero i Pisani eleggersi un proprio Pretore a giudicare nelle cause civili in prima istanza, scegliendolo da luogo del dominio fiorentino non sospetto, nelle criminali fosse sempre il capitano fiorentino assistito da un assessore eletto per modo che proponendo i Pisani cinque giureconsulti del dominio del duca di Ferrara, questi sceglierebbe uno