297 occorse, non di meno perchè, come facemmo intendere a V. S. e sappiamo esserle noto, lo istituto e maniera del governo nostro ricerca che in simili materie di momento ai Consigli nostri sia proposta e riferita la esposizione degli oratori e in quelli si consultino e deliberino le risposte; però vi diciamo cum senatu che lo stato nostro è stato sempre inclinatissimo a riverir ed esser ossequente alla Santa Sede apostolica, e al presente è più che mai, ritrovandosi rneri-tissimo capo di quella la Beatitudine Sua, nata della casa de’ Medici tra la quale e lo Stato nostro già molti anni è stato tanto e sì stretto vincolo di benevolenza, e però ne aspettiamo da Lei tutti quei buoni, onorevoli e paterni effetti che si possano desiderare. Nella esposizione vostra si contengono due capi principali : 1’ uno che noi togliamo pace con la Cesarea Maestà lasciandogli Verona, 1’ altro che ci uniamo con gli altri ad ostare la venuta del Cristianissimo, deviando dalla intelligenza e lega abbiamo con la Maestà Sua. Al primo, sa la Beatitudine sua quante fiate, (come non meno sapientissima che di perpetua bontà), la ne ha detto ed affermato voler che riabbiamo tutto lo stato nostro e come Verona è una porta d’Italia e lasciarla in mano di chi aspira alla ruina di quella e non meno della sede apostolica quanto saria pericoloso, e demum come impossibile, essendo Verona in mano di altri, che noi teniamo stato in Lombardia e che del resto non siamo in continua guerra. Quanto veramente a partirsi dal Cristianissimo re, questo saria romper la fede nostra, per conservar della quale in ciascun tempo non abbiamo dubitato sopportar gravissimi danni ed esponerci ad estremi pericoli, secondo è noto a cadauno. Pertanto supplichiamo la Santità sua che si degni con la grande providenza ed ottimo giudizio suo considerar e la incompatibilità della pace con lasciar Verona ed etiam quanto sii contra il nostro ed ogni buon istituto il deviar dalla Yol. V. 38