367 1’Egitto avea veduti in otto secoli succedersi otto dinastie, sorgere il gran Saladino (1174) eminente su tutti gli altri egiziani dominatori e rendere il suo nome immortale nella storia, eppure poco più di ottant’anni passavano e già una nuova dinastia succedeva, quella de’ Mamelucchi. Kanssu ghawri (1501-1516) detto Campson dai cronisti veneziani, d’altra dinastia di Mamelucchi circassi, vedendo farsi sempre più vicina e minacciosa la potenza ottomana, osò affrontarla. E fu con sua ruina, poiché l’Egitto sotto il suo successore Toumanbei divenne provincia ottomana, la dinastia de’ Mamelucchi fu spenta. Poco prima avea la Repubblica mandato al soldano in ambasciata Domenico Trevisano, il cui figlio Marc’Antonio scriveva nel giugno 1512 dal Cairo un ragguaglio delle cerimonie e della pompa di quella Corte, che interessantissimo per la singolarità de’ costumi (1), stimiamo opportuno di riferire. Partitosi 1’ oratore da Alessandria a cavallo alloggiò alla campagna sotto apposito padiglione, e giunse il domani a Rosstte ove montò col suo seguito in barca, e tutto lungo le rive del Nilo correva il popolo ad udire le trombe e i tamburi che sonavano all’entrare in ogni villaggio e faceva loro grande festa e giubilo intorno. Erano quaranta-cinque persone che per i consoli e mercadanti di Alessandria erano stati vestiti di scarlatto alla foggia greca e con caffettani. Così arrivarono il 6 giugno a mezzogiorno a Bu-laco sulla riva del Nilo appresso al Cairo, di cui quello poteva dirsi un sobborgo, prolungandosi fin sì lontano le case. Ricevuti il 7 dal memandar o mostro di casa col chogia e con buon numero di mamelucchi molto onoratamente, trovarono pronti i cavalli, e caricarono i cammelli di tutte le robe dell’ ambasciatore (ch’era un bel vedere ben venti cam- (1) Sanuto XV, p. 187.